ANNO V N.9 GENNAIO-GIUGNO
19 LOISIR - AIATEL NOTIZIESEMESTRALE DI INFORMAZIONI E DISCUSSIONI SULLANIMAZIONE
E IL TEMPO LIBERO |
EDITORIALEMILANO: autogol della Lega nel sociale? Il fatto che
i politici del vecchio regime siano stati spazzati via a Milano
è già di per sé un motivo di grande gioia. Purtroppo sono rimasti
al loro posto, come i topi nel formaggio tutti i dirigenti alti
e medi del Comune, corresponsabili dello sfascio del settore sociale
a Milano. A parte questo elemento, peraltro prevedibile, i primi
mesi di Governo della Lega sono molto lontani dal mostrare quelle
novità che erano state promesse. Il primo giudizio che possiamo
dare sul nuovo a Milano nel settore sociale e culturale,
che ci interessa come animatori, non è certo entusiasmante. Prendiamo
come esempio gli Assessori alla Cultura, Daverio, e alla Assistenza,
Giacomoni. Intanto il metodo di lavoro. entrambi hanno mantenuto
il vecchio stile, un po carbonaro ed un po amicale,
dei banditi Tognoli e Pillitteri: consultazioni ristrette
coi vecchi centri di potere o coi nuovi amici personali, segretezza,
riesumazione dei vecchi schemi. Poca trasparenza, nessuna partecipazione
o consultazione allargata, nessun dibattito che non sia strettamente
istituzionale. Poi i contenuti. LAssessore alla Cultura, lontano
dalla ricerca di effettive novità, ha rifatto il millesimo dibattito
sulla Cultura a Milano (col c maiuscolo ovviamente!)
riservato alle vecchie cariatidi; ha rifatto le stesse carnevalate
del regime, dimenticando che sono i governi totalitari che organizzano
il divertimento e la trasgressione dei cittadini; non ha neppure
iniziato a lavorare sulla cultura (con la c minuscolo)
delle favelas milanesi. Nel dibattito sul Leoncavallo, il Daverio
si è ben guardato dal mettere sul tappeto una discussione seria
su un eventuale Progetto Giovani. LAssessore allAssistenza
sembra paralizzato dalla paura e intanto non trova di meglio che
fare gare fasulle per appalti capestro e per attività
dequalificate per i Centri Anziani. Unica azione visibile: lavviato
smantellamento dellAssistenza Domiciliare Minori, unico servizio
intelligente prodotto dalle Giunte rosse. La iniziativa
di cacciare via dai CST le cooperative del vecchio regime è stata
buona, sennonchè la soluzione adottata, basata sul precariato e
le assunzioni clientelari, ha solo peggiorato le cose. Sulle attività
del famigerato Centro Milanese per lo Sport e la Ricreazione, la
Giunta non muove un dito; così come sui decrepiti Centri Giovanili;
mentre la vecchia formazione professionale di impronta sovietica
è rimasta inalterata. Speriamo che le cose cambino, perché per ora
Milano sembra un vistoso autogol della Lega. ANIMAZIONE & BELLEZZAMusei, castelli, giardini e parchi: la nuova frontiera dellanimazione. Aosta, Brescia e Varese come sintomi La fine del XX secolo vede la maturazione di enormi processi di cambiamento iniziati da oltre un secolo. Una società frantumata e corrosa dallangoscia del pensiero debole, è alla disperata ricerca di nuovi valori forti su cui fondare il suo nuovo sviluppo nel Terzo Millennio. La questione centrale di questo passaggio sta nel declino del materialismo, delleconomicismo e dellutilitarismo. Tutta la società moderna ed industriale si basava sul primato delle cose sulle persone, del denaro sulle idee e dellutile sul bello: in sintesi, sul dominio delloggettivo sul soggettivo. I motivi di questo orientamento della modernità sono
diversi e molti autori hanno fatto ipotesi suggestive. Dal nostro
punto di vista, di operatori dellimmateriale, una interpretazione
del fenomeno può essere quella di immaturità evolutiva.
La società moderna è stata costruita sul senso della penuria e quindi
sullurgenza dei bisogni primari e di sicurezza. Due secoli
di sforzi dellOccidente sono stati centrati sullobiettivo
della liberazione dai bisogni più primitivi come lalimentazione,
labilitazione, labbigliamento, gli accessori materiali
e la sicurezza. La soddisfazione di questi obiettivi nella maggioranza
della popolazione, accompagnata da un abbassamento delle soglie
percepite di bisogno materiale, ha progressivamente aumentato il
valore dei bisogni immateriali. Il declino della modernità inizia
con la contestazione dellindustrialismo, come cosificazione
della complessità umana, e continua con la emersione sempre più
vistosa dei bisogni secondari o immateriali (socialità, autonomia
e autorealizzazione). La post-modernità cresce, sia pure a segnali
deboli, su un panorama di percezione dellabbondanza che mette
al centro i bisogni più maturi sulla scala evolutiva. Uno dei segnali di questa trasformazione è il graduale
riequilibrio fra i valori dellutile e del bello. Lindustrialesimo
è stato segnato da una ossessiva concezione dellutile inteso
come economico e materiale. Utile era ciò che aveva minimi costi
e massimi ricavi monetari, lasciando salva la mera funzione. Il
taylorismo nelle organizzazioni ed i funzionamento in architettura
sono state le epopee visibili di questa ideologia. Lestetica
e letica, la natura e la persona erano considerati lussi decadenti,
quando non superfluità barocche. La psicoanalisi freudiana e la Scuola di Francoforte,
e poi lesistenzialismo ed il personalismo, il marxismo, la
psicologia del lavoro, lambientalismo ed il pacifismo sono
state correnti antagoniste della modernità che hanno cercato di
rivedere il concetto di utile. Questo concetto assume nel pensiero critico
un significato umanistico ed olistico: è utile ciò che svolge una
funzione ai minori costi e coi massimi ricavi, non solo economici,
ma anche umani, immateriali, ambientali, planetari. La bellezza, intesa come arte, espressività, ma anche
natura e paesaggio, sta diventando sempre più un valore centrale
della post-modernità. Un valore immateriale, simbolico, affettivo
cioè soggettivo, che fa slittare i concetti di costo e di utile.
Una bellezza che tuttavia che non è semplicemente da constatare,
ma da cercare, costruire o difendere, valorizzare. Una bellezza
che oggi si trova sepolta, repressa o rimossa, da strati d brutezza
funzionalista, materialista ed utilitarista, sedimentati nel paesaggio
come nella psicologia dei singoli. Ecco perché lANIMAZIONE
ha titolo per associarsi alla BELLEZZA. Se lanimazione è una
pratica sociale finalizzata alla scoperta del potenziale e delle
risorse per esprimerlo, alle soglie del XXI secolo essa ha fra i
suoi compiti quello di disoccultare il bisogno di bellezza e stimolare
il potenziale, presente in tutti, di soddisfare questo bisogno.
Uno dei sintomi, sia pure debole, di questa ipotesi di tendenza
è offerto dalle scelte che nel 1994 hanno fatto gli studenti dei
Corsi della Scuola Nazionale Animatori di Aosta, Brescia e Varese. Il modello SNA prevede che gli allievi scelgano in
autonomia una utenza ed un territorio per realizzare un intervento
di animazione che è parte delliter formativo. Ebbene senza
alcuna influenza o forzatura, e senza comunicare fra loro, gli allievi
di Aosta hanno scelto un intervento di valorizzazione dei Castelli
della Valle; gli allievi di Brescia hanno indirizzato il loro sforzo
verso due Musei della città; gli allievi di Varese si sono invece
impegnati nel parco-giardino degli Estensi. Tre episodi marginali forse, ma testimoni di una tendenza
inimmaginabile fino a tre anni or sono GUIDO CONTESSA |