ANNO V N.9 GENNAIO-GIUGNO 1994 LOISIR - AIATEL NOTIZIESEMESTRALE DI INFORMAZIONI E DISCUSSIONI SULLANIMAZIONE E IL TEMPO LIBERO |
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GLI
ANIMATORI NEI SERVIZI: DOVE E QUANDO? Esiste in molti servizi pubblici una grande confusione su se e come debba essere impiegato lANIMATORE PROFESSIONALE, in alternativa ad altre figure come il volontario, leducatore, il terapeuta, listruttore, ecc. Per affrontare questo tema occorre premettere una definizione
dei confini e dello specifico della professione dellanimatore.
Questa professione, come tale, opera secondo i metodi comuni tutte
le figure del settore immateriale: progettazione, organizzazione,
verifica e valutazione, lavoro dequipe interprofessionale
e connessioni inter-istituzionali. Essendo una figura che opera
nel settore immateriale, le sue finalità sono anchesse comuni
a tutte le professioni limitrofe: che hanno lo stesso fine di facilitare
un AUMENTO DI BENESSERE e/o di COMPETENZA. Lo specifico che distingue
le professioni fra loro è quello tecnico, e per lANIMATORE,
sono i mezzi RICREATIVI E CULTURALI. Lanimatore serve dunque in quei servizi dove
occorre una competenza professionale centrata sulla RICREAZIONE
e la PROMOZIONE CULTURALE. Dove sia richiesta una competenza centrata
sullassistenza, sulla terapia, sulla custodia, sullapprendimento,
sulleducazione, sulla riabilitazione o sul reinserimento lANIMATORE
NON SERVE. Così come è superfluo in quei servizi dove la tecnica
centrale sia la relazione, psicologica o corporea, listruzione
o laddestramento, il comando o il consiglio. Le tecniche specifiche
dellanimazione sono infatti il DIVERTIMENTO e le ATTIVITA
DI PRODUZIONE CULTURALE. Vediamo nel quadro sinottico diversi servizi, con le
relative focalizzazioni principali ed i professionisti essenziali.
Definire la centralità di un operatore in un servizio
non significa che sia preclusa lipotesi di affiancamenti,
in quei servizi dove esistono necessità miste. Per esempio, in un soggiorno di vacanza è possibile
ipotizzare che le funzioni della quotidianità (igieniche, alimentari,
etiche, ecc.) siano carenti nei minori lontani
dalla famiglia e dunque leducatore può affiancarsi
allanimatore. Così come in una comunità residenziale, il tempo
libero può assumere valenze strategiche e dunque essere affidato
ad un animatore, invece che agli educatori o a semplici volontari.
Tuttavia la centralità determina il fabbisogno numerico e la focalizzazione
primaria del Servizio, e determina il peso decisionale delle diverse
figure. GUIDO CONTESSA
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ANIMATORI ED
ALTRI OPERATORI SOCIALI FRA OCCUPAZIONE ED IMPRENDITORIALITA:
una nuova prospettiva Il
Welfare State è ormai in via di estinzione, giustamente accusato
di esosità e totalitarismo. Gli Enti Pubblici in genere e quelli
Locali in particolare sono in stato comatoso, incapaci di pianificare,
negoziare, costruire qualcosa di significativo nel settore dellimmateriale.
La sensazione è che per il prossimo decennio i Comuni e le Regioni
si limiteranno alle fognature, la illuminazione stradale e la nettezza
urbana. I
Servizi Sociali, Culturali, Educativi sono ormai saturi di operatori
e, salva leccezione di qualche nicchia, è improbabile che
il futuro veda lassorbimento in questi settori di nuove leve
di operatori. Daltra parte le Università e le Scuole Professionali
per psicologi, educatori, animatori, operatori sociali in genere
sono prese dassalto da giovani che in sempre maggior numero
scelgono le professioni dellimmateriale. Come dunque si affronterà
nel prossimo futuro la contraddizione fra domanda in crescita di
lavoro immateriale ed offerta bloccata nei Servizi? La
ipotesi più probabile sta nellimprenditorialità e nel libero
mercato dei prodotti e servizi immateriali. Gli operatori devono
uscire dalla logica della ricerca del posto pubblico, che sarà sempre
più raro, per entrare nella logica dellimpresa privata. Animatori,
educatori, psicologi, sociologi, pedagogisti, assistenti sociali
devono cominciare a pensare di promuovere imprese autonome e entrare
in imprese private. Si tratta di una conversione traumatica che
implica concetti come rischio, qualità, prestazione, risultati,
marketing, che oggi sono lontanissimi dalla mentalità degli operatori
sociali. Tuttavia
una conversione dovranno effettuarla anche gli Amministratori Locali,
che oggi hanno scelto la via della paralisi, senza alcuna fantasia
progettuale. In mancanza di danaro gli Enti Locali dovranno trasformarsi
da elemosinieri interessati, in progettisti e controllori di interventi
privati, cui devono essere concessi gli spazi per vivere e prosperare.
I segnali oggi non sono incoraggianti, perché gli Enti Locali stanno
rispondendo alla crisi economica e morale con proposte di convenzioni
ed appalti che sono ridicoli quando non vistosamente illegali. Lo
sbocco finale di questi atteggiamenti è certamente la dequalificazione
e la desertificazione delle competenze e della qualità nel sociale. Il
soggetto che sembra oggi più pronto alla trasformazione sembra lutenza.
Da qualche anno ormai famiglie, giovani, anziani hanno capito che
i servizi immateriali di qualità possono e devono essere comprati.
Sembra sempre più difficile lidea che ogni soggetto deve scegliere
fra due prodotti e servizi in concorrenza fra loro: quelli materiali
e quelli immateriali. Una famiglia deve poter decidere se sia meglio
comprare per il figlio un altro maglione di Benetton o iscriverlo
ad un laboratorio espressivo. E i comportamenti dicono che ormai
le famiglie sono pronte a queste scelte. Come lo sono gli anziani
nello scegliere un Soggiorno al mare al posto del nuovo cappotto;
o i giovani nello scegliere la vacanza-studio invece del nuovo impianto
hi-fi. Naturalmente, non sono in queste condizioni di maturità discrezionale,
quei gruppi e ceti che vivono nellindigenza materiale e che
dunque non possono accedere ad alcun servizio immateriale. Per queste
fasce della popolazione il Welfare State deve essere salvato e protetto,
anche se, messo a fianco del sistema privato, esso non potrà non
acquisire le logiche organizzative. |