1.
Dicotomia tra momento etico e momento estetico
Le istituzioni pedagogiche e il tempo libero sono nei fatti due
realtà separate. Questa separazione rispecchia la tradizionale
concezione dei ruoli che la società assegna al momento formativo
ed a quello del tempo libero.
L'attività pedagogica si fonda generalmente sui valori della
socialità e della strumentalità. La scuola e le attività
di formazione sono viste come finalizzate alla promozione sociale
e individuale oppure alla acquisizione di capacità teoriche
e pratiche. La pedagogia è vista come mezzo per la trasmissione
di conoscenze o di capacità: a scuola si va per sapere alcune
cose o per saperne fare altre, e questo sapere o saper fare serve
all'individuo e alla società. La scuola dunque è intrisa
di eticità: è una istituzione finalizzata al bene
sociale. Non a caso è considerata contemporaneamente un diritto
e un dovere.
Al contrario, le attività di tempo libero sono concepite
privatisticamente ed edonisticamente, come momento di evasione,
come godimento individuale fine a se stesso.
L'uso del tempo libero non è condizionalto da imperativi
etici, nè da valori sociali: esso è insieme momento
di compensazione psicofisica e spazio per l'onnipotenza individuale.
Il criterio corente di accesso alle istituzioni del tempo libero
è solo il gradimento personale: si va al cinema, si fa dello
sport, si leggono di libri, si dipinge o si frequenta un teatro
solo perchè "piace".
Questa dicotomia fra un momento etico e momento estetico è
uno dei pilastri ideologici della nostra società, corrispondente
alla divisione tra pubblico e privato, investimneto e consumo. La
scuola è fatto pubblico e investimento; il tempo libero è
fatto privato e consumo. Mentre le istituzioni finalizzate, come
la scuola o la fabbrica, sono spazio di contrattazione sociale fra
le classi e quindi di scontro ideologico, il tempo libero è
spazio di consumo personale e quindi di prevalenza del sistema ideologico
dominante. Praticamente è solo dagli anni Sessanta che alcune
frange minoritarie hanno evidenziato questa contraddizione e lottano
per il suo superamento. nella sua generalità, ancora oggi,
il movimento sindacale ed il fronte innovatore del Paese sono lontani
dal tirare conseguenze operative da questa presa di coscienza delle
élites. il fronte che gestisce il sistema industriale avanzato,
messo in crisi all'interno delle istituzioni finalizzate, trova
enormi spazi di recuparo ideologico nel settore del tempo libero.
E non solo di recupero ideologico si tratta ma anche di recupero
di una parte del plusvalore sottratto al sistema dai lavoratori,
nel momento produttivo. Tant'è vero che si parla da decenni
di una industria culturale, di una industria del turismo e del tempo
libero. Il patto sociale, cardine della economia liberale, secondo
cui il lavoratore vende parte della sua libertà nella fabbrica
per comprarsi l'altra parte di essa nel tempo libero, si è
rivelato ben presto una mistificazione. Paradossalmente, al contrario,
i lavoratori vendono una parte della loro libertà per comprarsi
una parte di schiavitù. L'uomo-oggetto in fabbrica, preparato
a questo ruolo nella scuola, resta uomo-oggetto nel tempo libero.
L'unica libertà esistente nel momento non produttivo è
quella di scegliere fra forme diverse di alienazione e sciavitù.
Il famoso lavoratore sindacalizzato e attivo sul lavoro, non trova
nel tempo libero nemmeno il recuparo psicofisico: anzi trova in
esso un arretramento psicologico e a volte anche fisico. Mentre
il lavoratore crede di lavorare per il suo tempo libero, il sistema
utilizza il tempo libero per il lavoro.
2. Controlli del "sistema" sul tempo libero
Il sistema del tempo llibero riesce a giocare il ruolo assegnatogli
dal sistema produttivo, attraverso due strumenti potentissimi: i
mass media e il controllo centralizzato delle strutture di tempo
libero.
2.1
I mezzi di comunicazione di massa (tv, radio, editoria) consentono
la manipolazione ideologica, che si sviluppa mediante la diffusione
di modelli culturali, valori, schemi di comportamento e mode, presentate
come "naturali" e "oggettve". E' il fenomeno
che Pasolini definiva dell'omologazione: classi sociali sociologicamente
diverse, unificate sotto un unico sistema culturale dominante. Attraverso
i canali dei mass media, tutta la società italiana è
stata uniformata agli stessi desideri e valori. I consumi privati
e ostentativi sono diventati i desideri generali, il modello da
raggiungere è quello della'alta borghesia. Nel campo dei
valori, il lavoro è stato ancora più raffinato. La
competizione individuale, la passività e la dipendenza verso
l'autorità formale, la razionalità, il conformismo
collettivo, il tecnicismo, sono stati inculcati come valori naturali
e metastorici. L'attività sportiva è stata delegata
al superuomo, l'arte al genio, la cosa pubblica ai rappresentanti,
ogni altra attività umana ai tecnici. Al lavoratore comune
non resta che l'attività del guardare e del consentire. L'unica
cosa che gli resta da fare è il lavoro, tutto il resto è
voyeurismo. Sarà forse per questo che molti arrivano all'assurso
di preferire il alvoro al tempo libero; mentre nel primo ci sono
spazi di attività, nel secondo tutto è passiva contemplazione.
E passività a caro presso, visto il costo di una prtita di
calcio, di un viaggio, di un libro, di una serata al cinema o a
teatro. Il lavoratore espropriato dal suo prodott, lo è anche
dal suo tempo libero. e i mezzi di comunicazione dimostrano la "normalità"
di tutto ciò. Anche la scuola in fondo opera in tal senso.
Gli allievi devono guardare i libri, l'insegnate, i primi della
classe: l'attività che viene loro più richiesta è
quella di riprodurre, ripetere, eseguire. Che sono anche le attività
più diffuse sul luogo di lavoro: eseguire ordini, ripetere
le stesse operazioni, riprodurre milioni di volte lo stesso oggetto.
Con questa logica e questi valori diffusi, la società contemporanea
si presenta al giudizio della storia come quella che ha sprecato
la più grande quantità di risorse creative, espressive
e inventive. C'è persino da stupirsi di come faccia ad evolversi,
a cambiare. Ma forse la risposta è semplice: l'evoluzione
e il cambiamento avvengono grazie ai formidabili strumenti in possesso
di una élite. La società cambia dunque non per la
somma di tante piccole innovazioni individuali, ma attraverso grandi
cambiamenti operanti da piccole minoranze. La distanza tra le élites,
di tute le tendenze e ideologie, e le masse è aumentata in
progressione geometrica negli ultimi decenni: i miliardi di analfabeti
e sottoalimentati di fronte a poche migliaia di eruditi e informatissimi
"sacerdoti" della ultura e della scienza.
2.2
il secondo formidabile strumento di controllo del sistema sul tempo
libero è quello che riguarda le strutture, fisiche e organizzative.
il controllo del territorio e dei piani ubanistici consente di stabilire
quantità e localizzazione dei servizi per il tempo libero,
permette il controllo e lo sfruttamento della natura e del paesaggio.
In modo che il tempo libero dei lavoratori viene consumato in spazi
limitati (a volte c'è a disposizione solo il salotto o la
strada) oppure in strutture e spazi ad alto costo (quanti chilometri
della nostra costa sono ancora di libero accesso?). Le strutture
di tempo libero esistenti o sono limitatissime (quelle pubbliche)
o sono date in uso a prezzi di libero mercato (quelle private).
Anche le organizzazioni per il tempo libero stanno in questa logica.
Quelle alternative e decentrate sono prive di mezzi e schiacciate
dalla concorrenza, quelle culturalmente omologate sono più
ricche ma controllate dal centro. Il cittadino non ha molte scelte.
O paga in denaro o rinuncia ad usufruire del suo tempo libero. Gli
adulti si chiudono nel salotto o nell'utilitaria, i giovani trovano
spesso nella delinquenza un modo creativo di gestire il loro tempo
libero.
L'uomo diviso nella dicotomia fra lavoro/scuola e tempo libero ritrova
una sua unità solo nell'alienazione totale o nella devianza.
non esiste dunque un problema della scuola e un problema del tempo
libero. Esiste un unico problema sociale: un'umanità alienata
e deviante o un'umanità realizzata integralmente.
3.
Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative
Il discorso fin qui potrebbe essere contestato dalla constatazione
che, almeno dal '68 in poi, abbiamo assistito ad alcuni fenomeni
che testimoniano un'inversione di tendenza. Si è allargata
la consapevolezza della necessità di esportare certe forme
di lotta dalla fabbrica alla città, dalla scuola ai servizi
per il tempo libero. Molti grppi hanno avviato sperimentazioni di
cultura alternativa, di informazione, di musica, di arte, di turismo
alternativi. anche nella scuola ci sono avvisaglie di esperienze
pedagogiche diverse, riconducibili ad una visione unitaria del bambino.
Mi sembra però ancora presto per leggere in tutto ciò
una vera inversione di tendenza. I dubbio che anche queste operazioni
siano patrocinate da élites, magari alternative, resta forte.
E il dubbio che queste esperienze alternative siano in realtà
solo parallele, cioè isolate, è ancora più
forte. Non sembra infatti che al fiorire di iniziative e gruppi
che offrono proposte per un tempo libero alternativo, corrisponda
un uguale fiorire di epserienze di lavoro alternativo. La riconversione
industriale, la pubblicizzazione dei consumi, la democrazia aziendale,
le esperienze cooperative, sono tuttora nel libro dei sogni o rappresentate
da esperienze marginali. Non è infondata l'ipotesi che i
tentativi di tempo libero alternativo, siano la spia di una rinuncia
alle ipotesi alternative nel tempo di lavoro. Andremmo incontro
ad una nuova dicotomia non meno aberrante della prima: liberare
l'uomo fuori dalla fabbrica nella speranza che esso importi la sua
liberazione nel lavoro, non è meno illusorio del contrario.
Ciò che occorre fare è un'operazione simultanea, di
liberazione dell'uomo in tutto l'arco del suo tempo disponibile,
scuola, lavoro, tempo libero.
4.
Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo
a tutti i livelli
Sulla scia di questa considerazioni non c'è dubbio che l'istituzione
scolastica sia quella con maggiori spazi di agibilità per
il cambimanto. Essa è una organizzazione sociale, in cui
i meccanismi repressivi in mano al sistema sono solo di ordine ideologico.
Questo consente ad essa di essere assai più disponibile della
fabbrica per un cambiamento. Ma mentre nella fabbrica i rapporti
di forza oggettivi possono essere variati attraverso il conflitto,
nella scuola le contrapposizioni ideologiche possono evolversi solo
attraverso il consenso. Si tratta per gli insegnanti, unico vero
patrimonio dell'istituzione scolastica, di prendere coscienza delle
contraddizioni sopra delineate efinalizzare il lavoro scolastico
ad una visione del mondo diversa da quella attuale. Cioè,
trasformare una istituzione improntata ad una certa etica, ad un
certo sistema di valori, in un'altra istituzione finalizzata ad
un diverso ordine di valori. Una scuola che lavora per l'uomo integrale
invece che per l'uomo diviso, una scuola che educa l'uomo a riappropriarsi
di tutto il suo tempo, che lo rende capace di lottare per la sua
realizzazione nel lavoro e dopo il lavoro.
Una formazione per il tempo libero non ha dunque alcuno specifico,
rispetto ad una educazione pienamente umana. Non si tratta dunque
di fare qualcosa di più o di diverso di quanto si faccia
oggi a scuola. Si tratta invece di fare una scuola totalmente diversa.
Di fronte ad affermazioni simili, molti moderati e benpensanti rabbrividiscono
al pensiero di apocalittiche rivoluzioni. In realtà l'ottica
proposta potrebbe essere addirittura definita conservatrice. Essa
infatti si prefigge non di abbattere i principi indiscutibili della
persona e della comunità, ma al contrario di realizzarli
compiutamente. E' la mistificazione ideologica del sistema attuale
a dichiarare che esso lavora per l'uomo: invece che per tutti gli
uomini, esso lavora per pochi uomini, che riescono ad utilizzare
la scuola, la fabbrica, le strutture del tempo libero ai propri
personali fini. La scuola nuova non deve tanto mutare i suoi obiettivi
etici, la promozione dell'uomo e della società; quanto piuttosto
deve operare effettivamente in questo senso. Allora i valori che
abbiamo elencato prima come i più diffusi dai mass media,
devono essere ribaltati in favore dei loro opposti.
4.1
Occorre in primo luogo abbattere l'ideologia della passività
e della espropriazione. Il lavoro, la scuola, il tempo libero devono
ritornare in possesso di tutti gli uomini; essi devono tornare a
decidere e ad agire; devono comprendere che l'azione sociale spetta
anzitutto ad essi in prima persona. Devono abituarsi a capire che
spetta ai rappresentanti eseguire e ripetere le loro decisioni,
e non viceversa. Insegnare questo a scuola non è possibile
se tutto si riduce all'ora settimanale di educazione civica. Occorre
una pratica scolastica che consenta esperienze di partecipazione
reale, che convinca gli allievi della possibilità e della
efficacia di una loro riappropriazione del processo educativo. In
tal senso i momenti di discussione e decisione sul lavoro scolastico
non devono sembrare concessioni strappate dai gruppi più
turbolenti, ma al contrario uono dei più elevati momenti
della pedagogia. Questo sarà possibile solo quando la scuola
sarà uscita dal circolo sterile e vizioso dei fronti contrapposti
(insegnanti e allievi), per entrare nel circolo virtuoso delle diverse
esperienze in dialettica. Arrivare a questo è il primo obiettivo
educativo di un corpo docente che, in quanto tale, ha assai maggiori
repsonsabilità degli allievi.
4.2
Ma il lavoro di risppropriazione non riguarda solo l'attività
decisionale, cioè politica. Comprende anche l'attività
artistica, espressiva e creativa. Il modo migliore per educare ad
una gestione alternativa del tempo libero è quello di non
delegare queste attività dell'uomo agli addetti ai lavori,
ai momenti extra o doposcuola. Fare arte, dipingere, scolpire, recitare
sono modalità di espressione non verbale e non correnti,
ma in quanto tali esse sono nelle possibilità di ciascuno,
senza che per farle occorra il visto della corporazione dei critici
o il supporto dei mercanti. La mercificazione di queste attività
le ha sottratte alla fruizione e alla pratica collettiva, contribuendo
a deprivare del valore estetico grandi masse di lavoratori. La scuola
deve ospitare spazi e momenti di libera espressione, non finalizzata
ad altro che al godimento collettivo ed all'espressione individuale.
4.3
Altro settore per cui è indispensabile uscire dalla delega,
è quello sportivo. L'abbandono generalizzato della pratica
sportiva in favore della competizione élitaria e della spettacolarità,
è uno dei più gravi guasti psicofisici della nostra
epoca. Tanto più in quanto il grado di vivibilità
degli insediamenti è andato diminuendo progressivamente.
L'educazione del corpo ha attinenza con la prevenzione delle malattie,
con la salute mentale e sessulae, con il lavoro pedagogico più
genrale. Una scuola nuova è dunque tesa a lasciare una grande
porzione del suo tempo a questo apsetto. Na ancora nel campo del
fare, non dimentichiamo il turismo, il giornalismo, i mass media.
4.4
La grande porzione del tempo libero speso dagli uomini per il turismo,
oltre al giro d'affari che esso comporta, autorizza ad indicare
questo settore come uno dei più importanti. Oggi il turismo
è connotato come una attività antinaturale, essendo
portatore di ditruzione del paesaggio; assolutamente passiva, in
quanto fornitore di servizi completi e preorganizzati; del tutto
impersonale, perchè non facilita alcuno scambio autentico
fra persone e fra culture. Si tratta allora di annoverare fra le
attività della scuola quelle che consentono di instaurare
un rapproto nuovo con la natura, lo spostamento geografico e le
diverse culture. Il costo che lo Stato sopporta, per esempio, per
l'insegnamento delle lingue potrebbe essere trasferito su operazioni
di scambi turistici con l'estero, con un profitto genrale molto
maggiore. Si tratta, per esempio, di intendere l'attività
formativa come un alvoro che continua anche nei luoghi di villeggiatura,
con scambi tra insegnanti di diverse località. Si tratta
infine di rivalutare il turismo povero e di studio, l'ospitalità
familiare.
4.5
Anche per i mass media il discorso è analogo. ben venga l'iniziativa
della lettura in classe del quotidiano. Ma ben altro apprendimento
offrirebbe la stampa di giornali da parte di tutti gli studenti.
Così, come l'educazione all'immagine, che consente di porsi
criticamente di fronte al bombardamento fotocinematografico e televisvo.
Una formazione alla lettura dei mass media, fatta attraverso una
pratica a scuola con questi mezzi, consente un'acquisizione di capacità
indispensabili per la realizzazione di un uomo integrale della nostra
società.
4.6
Un altro baluardo ideologico da abbattare, per la riappropriazione
del tempo da aprte di tutti, è quello della competizione
individuale. occorre sostituire a questo mito liberale, il valore
della collaborazione e della cooperazione. Anche questa operazione
si traduce in tanti necessari mutamenti didattici. Privilegiare
il lavoro di gruppo su quello individuale, valutare in base alla
capacità di collaborare invece che in base alle capacità
individuali, assegnare compiti che necessitano di integrazione,
sottolineare il valore dell'uso sociale e collettivo della conoscenza.
Naturalmente questi valori non possono essere portati in classe,
se non permeano anche tutta l'organizzazione scolastica. Occorre
quindi sotituire il mito dell'insegnante con quello del consiglio
di classe; l'autorità del direttore o preside con quella
degli organi collegiali. Una tale impostazione collaborativa faciliterebbe
nuove modalità di uso del tempo libero, diffonderebe in tutti
la coscienza della necessità di combattere la solitudine
individuale.
Educare al tempo libero significa rimettere, nella scuola, in discussione
il mito del tecnicismo rivalutando i materiali poveri e i rapporti
umani. Non si tratta di recuperare un anacronistico buddismo, ma
di fare comprendere come rapporti umani, divertimento, cultura,
sport, turismo, non hanno valore solo se mediati da strumenti, congegni,
apparecchiature. Si può fare teatro o musica, si può
pratica dello sport o viaggiare, anche senza comperare gli oggetti
che il mercato del tempo libero presenta come indispensabili. Le
macchine aiutano l'uomo ad essere felice, ma non sono l'uinico veicolo
della felicità. Entrare nella logica del perfezionismo significa
accettare l'etica del libero scambio: può darsi che sia più
bello un teatro fatto di costumi e scenografie, ma il suo valore
educativo è intatto anche se ci sono solo gli attori. Forse
la musica trasmessa da un giradischi ad alta fedeltà è
perfetta, ma non è minore la gioia procurata da un coro improvvisato
fra amici.
4.7
Un'educazione al tempo libero passa anche per il recupero del valore
del dissenso e dell'innovazione creativa. A scuola questo può
tradursi nell'incentivazione a continue novità e scoperte:
nei contenuti, nei modi di organizzare lo studio, o i rapporti scolastici.
Premiare la creatività invece del conformismo. Rivalutare
il comportamento diverso, stimolare nella sucola un dibattito di
innovazione permanente. Infine occorre rivalutare l'istanza affettiva
ed emotiva dei giovani, contro il razionalismo, l'efficienza, il
pensiero economico applicato ad ogni azione umana. La scuola spende
tanto tempo per sviluppare la razionalità almeno quanto ne
spende per soffocare l'emotività. Anche questo risponde alla
logica della produzione: in fabbrica non servono uomini, ma macchine
raziocinanti. Quante volte si sente fare un discorso analogo per
la scuola? I sentimenti, gli stati d'animo devono essere tenuti
per la propria stanzetta: anche questo risponde alla logica di separazione
fra pubblico e privato. Contro questo occorre ridare cittadinanza
alla parte emotiva dei giovani, incentivando mezzi e momenti per
lo sviluppo di questo fondamentale aspetto dell'uomo integrale.
5.
In conclusione
L'educazione al tempo libero passa attraverso una modifica sostanziale
delle caratteristiche della scuola tradizionale. Diminuire i momenti
esecutivi aumentando quelli decisionali; sostituire le situazioni
ripetitive con quelle creative ed espressive; valorizzare il comportamento
critico e innovativo rispetto a quello conformista; dare al lato
affettivo la stessa importanza data a quello intellettivo; passare
da un modello individuale e competitivo ad uno comunitario e collaborativo.
Perchè tutto questo sia realizzabile occorrono alcune considerazioni.
5.1
Anzitutto la creazione di un continuum spazio-temporale fra scuola
e quartiere.
La struttura scolastica deve essere aperta ad una vasta gamma di
attività al servizio della collettività, diventando
luogo di formazione permanente e di cultura di tutte le componenti
che non dispongono di altri servizi. Gli anziani, gli handicappati,
i genitori, i lavoratori, oltre agli insegnanti, devono poter trovare
nella scuola del quartiere un'offerta ed uno stimolo permanente
per la propria crescita. Devono essere allargati i momenti di rapporto
fra allievi e adulti, e devono essere sviluppate continue iniziative
per i diversi gruppi di adulti.
In questa ottica va considerato il problema del calendario e dell'orario
scolastico. Un calendario scolastico flessibile nelle varie località,
ma collegato alle esigenze reali della vita produttiva e sociale
della zona; ed un orario non limitato alle sole ore diurne o mattutine.
Consegue da queste due osservazioni la necessità di progettare
tipologie di edilizia scolastica, articolate e polifunzionali, in
modo che ogni scuola diventi un centro sociale aperto per quasi
tutto il giorno e durante l'estate.
5.2
La seconda condizione è la formazione permanente degli insegnanti,
finalizzata agli scopi indicati prima.
Solo insegnanti formati anch'essi secondo i principi della creatività,
dell'innovazione, dell'affettività e della collaborazione
sono in grado di ispirarsi a questi principi nella loro opera educativa.
Si tratta quindi di aiutare il corpo docente a rivedere il modello
di scuola usato abitualmente, e il loro modo di intendere il rapporto
con il discente. Occorre partire dalla presa di coscienza degli
insegnanti circa la nacessità di ricomporre la loro personale
frattura fra tempo di lavoro e tempo libero. Solo attraverso una
ricomposizione del loro tempo, e quindi della loro personale integrazione,
è possibile che si rendano disponibili per la educazione
di altre persone integrali. Insegnanti che dingano operatori di
cultura, al servizio della comunità, possono lavorare per
un'educazione che si ricostruisca l'unità naturale fra tempo
libero e tempo di lavoro degli uomini.
6.
Nota bibliografica
Accingersi a mettere insieme una bibliografia sul "tempo libero"
è impresa più ardua di quanto possa sembrare a prima
vista. Le difficoltà non consistono tanto nella fase di ricerca
bibliotecaria, quanto nella definizione del campo. Dire con sicurezza
quali testi riguardino da vicino questa voce e quali no, è
praticamente impossibile. D'altra parte è abbastanza evidente:
se per "tempo libero" intendiamo la porzione di tempo
che l'uomo non dedica all'attività roduttiva, allora più
dei due terzi della vita possono essere raggruppati in questa voce.
E' vero che, oltre allo spazio lavorativo, non può classificarsi
"tempo libero" tutta l'attività fisiologica e quella
legata ai doveri politici e familiari. Ma, malgrado ciò,
la porzione di "cultura" identificabile col termine "tempo
libero" è sempre smisurata.
A rendere ancora più difficile il compito, c'è la
maturata consapevolezza che i "problemi del "tempo libero"
sono inscindibili da quelli del lavoro o della società, in
senso più lato. Settori interi della produzione culturale
come l'ecologia, l'urbanistica, la sanità, l'informazione,
il turismo, ecc. sono ormai orientati ad una analisi globale in
sui la separazione fra i temi del lavoro, della società e
del "tempo libero" è impossibile.
I libri vengono scritti per rispondere a dei problemi e questi non
sono certo settorializzabili. I rischi possibili a questo punto
sono di due tipi: offrire una bibliografia estensiva che però
deve comprendere quasi metà dell'universo librario; oppure
restringere il campo fino a segnalare manuali strettamente tecnici.
Per dettagliare meglio possiamo tentare una clasificazione dei vari
settori del "tempo libero".
Un primo settore è quello della cultura e dello spettacolo:
i due termini sono assimilati per la difficoltà di trovare
una linea di demarcazione. Possiamo farvi rientrare tutte le manifestazioni
artistiche nel senso lato della parola: letteratura, arti figurate,
musica, teatro, cinema con le innumerevoli suddivisioni.
Un secondo settore è quelo della formazione. Fino ai quattordici
anni circa, la formazione coincide con la scuola e, in teoria, non
dovrebbe esserci alcuna separazione fra istruzione e "tempo
libero". Negli anni successivi, il discorso si sposta nel campo
della formazione permanente: università popolari, biblioteche,
musei, seminari e dibattiti, corsi di preparazione agli hobbies,
ecc.
Un terzo settore è quello del turismo. In esso si comprende
le vacanze e i viaggi di studio, le escursioni settimanali e i soggiorni
termali di affari. In questo settore rientrano tutti gli aspetti
del folklore (arte, artigianato, musiche e danze, costumi, gastronomie),
ritenuti un contenuto forndamentale del turismo.
Un quarto settore è quello sportivo. Esso si colloca fra
lo spettacolo, pratica sanitaria e l'attività ricreativa,
investendo una quantità di problemi teorici e tecnici.
Infine, citiamo il settore ricreativo, nel quale confluiscono le
attività hobbistiche individuali, quelle di generica socializzazione
e il gioco.
Per ciascuno di questi filoni, divisi artificialmente per motivi
espositivi, esiste una bibliografia vastissima che richiede una
serie di sottodivisioni monografiche. Le diverse categorie non riguardano
solo i settori di "tempo libero", ma anche il taglio particolare
di ciascun singolo testo.
Possiamo anche qui tentare una classificazione fra: libri che affrontano
un singolo argomento in termini teorici e generali; altri che lo
affrontano in termini storici; altri ancora che offrono analisi
localizzate geograficamente; libri che si occupano dei problemi
tecnici di un settore; ed altri che descrivono e analizzano le strutture
(centrali e perifiche) o gli operatori. Anche questa classficazione
del taglio di ciascun libro è forzata, dal momento che sono
rare le demarcazioni precise. Tuttavia, può essere utile
per razionalizzare un lavoro bibliografico.
Nella bibliografia che segue, mi sono limitato ai testi che affrontano
in senso generale e storico il problema del "tempo libero",
trascurando la grande mole dei testi anglosassoni e francesi, i
libri di analisi localizzati geograficamente, e quelli che raccolgono
dati quantitativi e descrivono le organizzazioni del "tempo
libero".
In premessa vengono elencati, sempre in ordine cronologico, alcuni
testi che offrono ampie riflessioni sulla società complessivamente
intesa, utili, mi sembra ad un inquadramento delproblema del "tempo
libero".
Naturalmente, questo lavoro non ha alcuna ambizione di completezza:
vuole solo essere uno strumento per gli educatori che desiderano
accostarsi ai temi del "tempo libero" con un approccio
minimamente sistematico.
Le bibliografie riguardanti i singoli settori vengono periodicamente
pubblicate in "Animazione Sociale".
Teorie
generali sulla società, sul lavoro e sul tempo libero
G.
Friedman, Problemi umani del macchinismo indistriale, Einaudi, Torino
1949.
T. Veblen, La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino 1951.
G. Friedman, Dove va il lavoro umano?, Comunità, Milano 1955.
D. Riesman, La folla solitaria, Il Mulino, Bologna 1956.
S. Freud, Il disagio della civiltà, Boringhieri, Bologna
1961.
E. Fromm, Psicanalisi della società contemporanea, Comunità,
Milano 1964.
H. Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1968.
Y. H. Huizinga, Homo ludens, Il Saggiatore, Milano 1967.
T. Touraine, La Societò post-indistriale, Il MUlino, Bologna
1970.
K. Manheim, Libertà, potere e pianificazione democratica,
A. Armando-Einaudi, Torino 1967.
R. Blauner, Alienazione e Libertà, Angeli, Milano 1971.
Teorie
generali e analisi storiche sul problema del tempo libero
C.
Cottoni, Iltempo libero, Giuntine, Firenze 1950.
G. Vota, Automazione e problemi di impiego del tempo libero, CNR,
Roma 1956.
L. Diena, Il tempo libero e i lavoratori, La Nuova Italia, Firenze
1960.
G. Fridman, Il lavoro in frantumi, Comunità, Milano 1960.
R. Laporta, Il tempo libero giovanile, Laterza, Bari 1964.
P. Api Frisoni, Il tempo libero, Astra Bologna 1964.
Centro Culturale S. Fedele, I problemi del tempo libero, Milano
1964.
M. L. Varvelli, Manuale del tempo libero, La Scuola Brescia 1964.
AA.VV. Alla ricerca del tempo libero, Tamburini, Milano 1964.G.
Toti, Il tempo libero. Ed. Riuniti, Roma 1965.
A. Ciampi, Il tempo libero in Italia, Bompiani, Milano 1965.
De Bartolomeis, Cultura lavoro e tempo libero, Comunità,
milano 1965.
J. Laloup, Il tempo dell'ozio, SEI, Torino 1966.
S. Comes, Tempo libero, tempo liberato, Vallecchi, Firenze 1967.
A.I.M.C. Il tempo libero infantile, Rioma 1967.
R. Laporta, Il tempo libero dai 6 agli 11 anni, La Nuova Italia,
Firenze 1968.
N. Lobsenz, Il tempo libero nell'esperinza americana, ERI, Torino
1968.
G. Lebert, I giovani e il tempo libero, Dehoniane, Napoli 1974.
|