TEMPO LIBERO: TEMPO DI LIBERAZIONE - Guido Contessa

Quaderni di Animazione Sociale 1 Animatori del tempo libero Anno: IX trimestrale 1979 Scanner: Luciano Vacca

Pubblichiamo di seguito un breve saggio di Guido Contessa, socio fondatore e per molti anni Segretario Generale di AIATEL. Nonostante sia stato scritto 30 anni fa (!), l'attualità dei temi affrontati e la pregnanza dei contenuti presentati, ne fanno un prezioso strumento di analisi e riflessione sul senso della Scuola e del Tempo Libero.

1. Dicotomia tra momento etico e momento estetico
2. Controlli del "sistema" sul tempo libero
3. Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative
4. Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo a tutti i livelli
5. In conclusione
6. Nota bibliografica

1. Dicotomia tra momento etico e momento estetico
Le istituzioni pedagogiche e il tempo libero sono nei fatti due realtà separate. Questa separazione rispecchia la tradizionale concezione dei ruoli che la società assegna al momento formativo ed a quello del tempo libero.
L'attività pedagogica si fonda generalmente sui valori della socialità e della strumentalità. La scuola e le attività di formazione sono viste come finalizzate alla promozione sociale e individuale oppure alla acquisizione di capacità teoriche e pratiche. La pedagogia è vista come mezzo per la trasmissione di conoscenze o di capacità: a scuola si va per sapere alcune cose o per saperne fare altre, e questo sapere o saper fare serve all'individuo e alla società. La scuola dunque è intrisa di eticità: è una istituzione finalizzata al bene sociale. Non a caso è considerata contemporaneamente un diritto e un dovere.
Al contrario, le attività di tempo libero sono concepite privatisticamente ed edonisticamente, come momento di evasione, come godimento individuale fine a se stesso.
L'uso del tempo libero non è condizionalto da imperativi etici, nè da valori sociali: esso è insieme momento di compensazione psicofisica e spazio per l'onnipotenza individuale. Il criterio corente di accesso alle istituzioni del tempo libero è solo il gradimento personale: si va al cinema, si fa dello sport, si leggono di libri, si dipinge o si frequenta un teatro solo perchè "piace".
Questa dicotomia fra un momento etico e momento estetico è uno dei pilastri ideologici della nostra società, corrispondente alla divisione tra pubblico e privato, investimneto e consumo. La scuola è fatto pubblico e investimento; il tempo libero è fatto privato e consumo. Mentre le istituzioni finalizzate, come la scuola o la fabbrica, sono spazio di contrattazione sociale fra le classi e quindi di scontro ideologico, il tempo libero è spazio di consumo personale e quindi di prevalenza del sistema ideologico dominante. Praticamente è solo dagli anni Sessanta che alcune frange minoritarie hanno evidenziato questa contraddizione e lottano per il suo superamento. nella sua generalità, ancora oggi, il movimento sindacale ed il fronte innovatore del Paese sono lontani dal tirare conseguenze operative da questa presa di coscienza delle élites. il fronte che gestisce il sistema industriale avanzato, messo in crisi all'interno delle istituzioni finalizzate, trova enormi spazi di recuparo ideologico nel settore del tempo libero. E non solo di recupero ideologico si tratta ma anche di recupero di una parte del plusvalore sottratto al sistema dai lavoratori, nel momento produttivo. Tant'è vero che si parla da decenni di una industria culturale, di una industria del turismo e del tempo libero. Il patto sociale, cardine della economia liberale, secondo cui il lavoratore vende parte della sua libertà nella fabbrica per comprarsi l'altra parte di essa nel tempo libero, si è rivelato ben presto una mistificazione. Paradossalmente, al contrario, i lavoratori vendono una parte della loro libertà per comprarsi una parte di schiavitù. L'uomo-oggetto in fabbrica, preparato a questo ruolo nella scuola, resta uomo-oggetto nel tempo libero. L'unica libertà esistente nel momento non produttivo è quella di scegliere fra forme diverse di alienazione e sciavitù. Il famoso lavoratore sindacalizzato e attivo sul lavoro, non trova nel tempo libero nemmeno il recuparo psicofisico: anzi trova in esso un arretramento psicologico e a volte anche fisico. Mentre il lavoratore crede di lavorare per il suo tempo libero, il sistema utilizza il tempo libero per il lavoro.


2. Controlli del "sistema" sul tempo libero

Il sistema del tempo llibero riesce a giocare il ruolo assegnatogli dal sistema produttivo, attraverso due strumenti potentissimi: i mass media e il controllo centralizzato delle strutture di tempo libero.

2.1 I mezzi di comunicazione di massa (tv, radio, editoria) consentono la manipolazione ideologica, che si sviluppa mediante la diffusione di modelli culturali, valori, schemi di comportamento e mode, presentate come "naturali" e "oggettve". E' il fenomeno che Pasolini definiva dell'omologazione: classi sociali sociologicamente diverse, unificate sotto un unico sistema culturale dominante. Attraverso i canali dei mass media, tutta la società italiana è stata uniformata agli stessi desideri e valori. I consumi privati e ostentativi sono diventati i desideri generali, il modello da raggiungere è quello della'alta borghesia. Nel campo dei valori, il lavoro è stato ancora più raffinato. La competizione individuale, la passività e la dipendenza verso l'autorità formale, la razionalità, il conformismo collettivo, il tecnicismo, sono stati inculcati come valori naturali e metastorici. L'attività sportiva è stata delegata al superuomo, l'arte al genio, la cosa pubblica ai rappresentanti, ogni altra attività umana ai tecnici. Al lavoratore comune non resta che l'attività del guardare e del consentire. L'unica cosa che gli resta da fare è il lavoro, tutto il resto è voyeurismo. Sarà forse per questo che molti arrivano all'assurso di preferire il alvoro al tempo libero; mentre nel primo ci sono spazi di attività, nel secondo tutto è passiva contemplazione. E passività a caro presso, visto il costo di una prtita di calcio, di un viaggio, di un libro, di una serata al cinema o a teatro. Il lavoratore espropriato dal suo prodott, lo è anche dal suo tempo libero. e i mezzi di comunicazione dimostrano la "normalità" di tutto ciò. Anche la scuola in fondo opera in tal senso. Gli allievi devono guardare i libri, l'insegnate, i primi della classe: l'attività che viene loro più richiesta è quella di riprodurre, ripetere, eseguire. Che sono anche le attività più diffuse sul luogo di lavoro: eseguire ordini, ripetere le stesse operazioni, riprodurre milioni di volte lo stesso oggetto. Con questa logica e questi valori diffusi, la società contemporanea si presenta al giudizio della storia come quella che ha sprecato la più grande quantità di risorse creative, espressive e inventive. C'è persino da stupirsi di come faccia ad evolversi, a cambiare. Ma forse la risposta è semplice: l'evoluzione e il cambiamento avvengono grazie ai formidabili strumenti in possesso di una élite. La società cambia dunque non per la somma di tante piccole innovazioni individuali, ma attraverso grandi cambiamenti operanti da piccole minoranze. La distanza tra le élites, di tute le tendenze e ideologie, e le masse è aumentata in progressione geometrica negli ultimi decenni: i miliardi di analfabeti e sottoalimentati di fronte a poche migliaia di eruditi e informatissimi "sacerdoti" della ultura e della scienza.

2.2 il secondo formidabile strumento di controllo del sistema sul tempo libero è quello che riguarda le strutture, fisiche e organizzative.
il controllo del territorio e dei piani ubanistici consente di stabilire quantità e localizzazione dei servizi per il tempo libero, permette il controllo e lo sfruttamento della natura e del paesaggio. In modo che il tempo libero dei lavoratori viene consumato in spazi limitati (a volte c'è a disposizione solo il salotto o la strada) oppure in strutture e spazi ad alto costo (quanti chilometri della nostra costa sono ancora di libero accesso?). Le strutture di tempo libero esistenti o sono limitatissime (quelle pubbliche) o sono date in uso a prezzi di libero mercato (quelle private). Anche le organizzazioni per il tempo libero stanno in questa logica. Quelle alternative e decentrate sono prive di mezzi e schiacciate dalla concorrenza, quelle culturalmente omologate sono più ricche ma controllate dal centro. Il cittadino non ha molte scelte. O paga in denaro o rinuncia ad usufruire del suo tempo libero. Gli adulti si chiudono nel salotto o nell'utilitaria, i giovani trovano spesso nella delinquenza un modo creativo di gestire il loro tempo libero.
L'uomo diviso nella dicotomia fra lavoro/scuola e tempo libero ritrova una sua unità solo nell'alienazione totale o nella devianza.
non esiste dunque un problema della scuola e un problema del tempo libero. Esiste un unico problema sociale: un'umanità alienata e deviante o un'umanità realizzata integralmente.

3. Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative
Il discorso fin qui potrebbe essere contestato dalla constatazione che, almeno dal '68 in poi, abbiamo assistito ad alcuni fenomeni che testimoniano un'inversione di tendenza. Si è allargata la consapevolezza della necessità di esportare certe forme di lotta dalla fabbrica alla città, dalla scuola ai servizi per il tempo libero. Molti grppi hanno avviato sperimentazioni di cultura alternativa, di informazione, di musica, di arte, di turismo alternativi. anche nella scuola ci sono avvisaglie di esperienze pedagogiche diverse, riconducibili ad una visione unitaria del bambino. Mi sembra però ancora presto per leggere in tutto ciò una vera inversione di tendenza. I dubbio che anche queste operazioni siano patrocinate da élites, magari alternative, resta forte. E il dubbio che queste esperienze alternative siano in realtà solo parallele, cioè isolate, è ancora più forte. Non sembra infatti che al fiorire di iniziative e gruppi che offrono proposte per un tempo libero alternativo, corrisponda un uguale fiorire di epserienze di lavoro alternativo. La riconversione industriale, la pubblicizzazione dei consumi, la democrazia aziendale, le esperienze cooperative, sono tuttora nel libro dei sogni o rappresentate da esperienze marginali. Non è infondata l'ipotesi che i tentativi di tempo libero alternativo, siano la spia di una rinuncia alle ipotesi alternative nel tempo di lavoro. Andremmo incontro ad una nuova dicotomia non meno aberrante della prima: liberare l'uomo fuori dalla fabbrica nella speranza che esso importi la sua liberazione nel lavoro, non è meno illusorio del contrario.
Ciò che occorre fare è un'operazione simultanea, di liberazione dell'uomo in tutto l'arco del suo tempo disponibile, scuola, lavoro, tempo libero.

4. Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo a tutti i livelli
Sulla scia di questa considerazioni non c'è dubbio che l'istituzione scolastica sia quella con maggiori spazi di agibilità per il cambimanto. Essa è una organizzazione sociale, in cui i meccanismi repressivi in mano al sistema sono solo di ordine ideologico. Questo consente ad essa di essere assai più disponibile della fabbrica per un cambiamento. Ma mentre nella fabbrica i rapporti di forza oggettivi possono essere variati attraverso il conflitto, nella scuola le contrapposizioni ideologiche possono evolversi solo attraverso il consenso. Si tratta per gli insegnanti, unico vero patrimonio dell'istituzione scolastica, di prendere coscienza delle contraddizioni sopra delineate efinalizzare il lavoro scolastico ad una visione del mondo diversa da quella attuale. Cioè, trasformare una istituzione improntata ad una certa etica, ad un certo sistema di valori, in un'altra istituzione finalizzata ad un diverso ordine di valori. Una scuola che lavora per l'uomo integrale invece che per l'uomo diviso, una scuola che educa l'uomo a riappropriarsi di tutto il suo tempo, che lo rende capace di lottare per la sua realizzazione nel lavoro e dopo il lavoro.
Una formazione per il tempo libero non ha dunque alcuno specifico, rispetto ad una educazione pienamente umana. Non si tratta dunque di fare qualcosa di più o di diverso di quanto si faccia oggi a scuola. Si tratta invece di fare una scuola totalmente diversa. Di fronte ad affermazioni simili, molti moderati e benpensanti rabbrividiscono al pensiero di apocalittiche rivoluzioni. In realtà l'ottica proposta potrebbe essere addirittura definita conservatrice. Essa infatti si prefigge non di abbattere i principi indiscutibili della persona e della comunità, ma al contrario di realizzarli compiutamente. E' la mistificazione ideologica del sistema attuale a dichiarare che esso lavora per l'uomo: invece che per tutti gli uomini, esso lavora per pochi uomini, che riescono ad utilizzare la scuola, la fabbrica, le strutture del tempo libero ai propri personali fini. La scuola nuova non deve tanto mutare i suoi obiettivi etici, la promozione dell'uomo e della società; quanto piuttosto deve operare effettivamente in questo senso. Allora i valori che abbiamo elencato prima come i più diffusi dai mass media, devono essere ribaltati in favore dei loro opposti.

4.1 Occorre in primo luogo abbattere l'ideologia della passività e della espropriazione. Il lavoro, la scuola, il tempo libero devono ritornare in possesso di tutti gli uomini; essi devono tornare a decidere e ad agire; devono comprendere che l'azione sociale spetta anzitutto ad essi in prima persona. Devono abituarsi a capire che spetta ai rappresentanti eseguire e ripetere le loro decisioni, e non viceversa. Insegnare questo a scuola non è possibile se tutto si riduce all'ora settimanale di educazione civica. Occorre una pratica scolastica che consenta esperienze di partecipazione reale, che convinca gli allievi della possibilità e della efficacia di una loro riappropriazione del processo educativo. In tal senso i momenti di discussione e decisione sul lavoro scolastico non devono sembrare concessioni strappate dai gruppi più turbolenti, ma al contrario uono dei più elevati momenti della pedagogia. Questo sarà possibile solo quando la scuola sarà uscita dal circolo sterile e vizioso dei fronti contrapposti (insegnanti e allievi), per entrare nel circolo virtuoso delle diverse esperienze in dialettica. Arrivare a questo è il primo obiettivo educativo di un corpo docente che, in quanto tale, ha assai maggiori repsonsabilità degli allievi.

4.2 Ma il lavoro di risppropriazione non riguarda solo l'attività decisionale, cioè politica. Comprende anche l'attività artistica, espressiva e creativa. Il modo migliore per educare ad una gestione alternativa del tempo libero è quello di non delegare queste attività dell'uomo agli addetti ai lavori, ai momenti extra o doposcuola. Fare arte, dipingere, scolpire, recitare sono modalità di espressione non verbale e non correnti, ma in quanto tali esse sono nelle possibilità di ciascuno, senza che per farle occorra il visto della corporazione dei critici o il supporto dei mercanti. La mercificazione di queste attività le ha sottratte alla fruizione e alla pratica collettiva, contribuendo a deprivare del valore estetico grandi masse di lavoratori. La scuola deve ospitare spazi e momenti di libera espressione, non finalizzata ad altro che al godimento collettivo ed all'espressione individuale.

4.3 Altro settore per cui è indispensabile uscire dalla delega, è quello sportivo. L'abbandono generalizzato della pratica sportiva in favore della competizione élitaria e della spettacolarità, è uno dei più gravi guasti psicofisici della nostra epoca. Tanto più in quanto il grado di vivibilità degli insediamenti è andato diminuendo progressivamente. L'educazione del corpo ha attinenza con la prevenzione delle malattie, con la salute mentale e sessulae, con il lavoro pedagogico più genrale. Una scuola nuova è dunque tesa a lasciare una grande porzione del suo tempo a questo apsetto. Na ancora nel campo del fare, non dimentichiamo il turismo, il giornalismo, i mass media.

4.4 La grande porzione del tempo libero speso dagli uomini per il turismo, oltre al giro d'affari che esso comporta, autorizza ad indicare questo settore come uno dei più importanti. Oggi il turismo è connotato come una attività antinaturale, essendo portatore di ditruzione del paesaggio; assolutamente passiva, in quanto fornitore di servizi completi e preorganizzati; del tutto impersonale, perchè non facilita alcuno scambio autentico fra persone e fra culture. Si tratta allora di annoverare fra le attività della scuola quelle che consentono di instaurare un rapproto nuovo con la natura, lo spostamento geografico e le diverse culture. Il costo che lo Stato sopporta, per esempio, per l'insegnamento delle lingue potrebbe essere trasferito su operazioni di scambi turistici con l'estero, con un profitto genrale molto maggiore. Si tratta, per esempio, di intendere l'attività formativa come un alvoro che continua anche nei luoghi di villeggiatura, con scambi tra insegnanti di diverse località. Si tratta infine di rivalutare il turismo povero e di studio, l'ospitalità familiare.

4.5 Anche per i mass media il discorso è analogo. ben venga l'iniziativa della lettura in classe del quotidiano. Ma ben altro apprendimento offrirebbe la stampa di giornali da parte di tutti gli studenti. Così, come l'educazione all'immagine, che consente di porsi criticamente di fronte al bombardamento fotocinematografico e televisvo. Una formazione alla lettura dei mass media, fatta attraverso una pratica a scuola con questi mezzi, consente un'acquisizione di capacità indispensabili per la realizzazione di un uomo integrale della nostra società.

4.6 Un altro baluardo ideologico da abbattare, per la riappropriazione del tempo da aprte di tutti, è quello della competizione individuale. occorre sostituire a questo mito liberale, il valore della collaborazione e della cooperazione. Anche questa operazione si traduce in tanti necessari mutamenti didattici. Privilegiare il lavoro di gruppo su quello individuale, valutare in base alla capacità di collaborare invece che in base alle capacità individuali, assegnare compiti che necessitano di integrazione, sottolineare il valore dell'uso sociale e collettivo della conoscenza. Naturalmente questi valori non possono essere portati in classe, se non permeano anche tutta l'organizzazione scolastica. Occorre quindi sotituire il mito dell'insegnante con quello del consiglio di classe; l'autorità del direttore o preside con quella degli organi collegiali. Una tale impostazione collaborativa faciliterebbe nuove modalità di uso del tempo libero, diffonderebe in tutti la coscienza della necessità di combattere la solitudine individuale.
Educare al tempo libero significa rimettere, nella scuola, in discussione il mito del tecnicismo rivalutando i materiali poveri e i rapporti umani. Non si tratta di recuperare un anacronistico buddismo, ma di fare comprendere come rapporti umani, divertimento, cultura, sport, turismo, non hanno valore solo se mediati da strumenti, congegni, apparecchiature. Si può fare teatro o musica, si può pratica dello sport o viaggiare, anche senza comperare gli oggetti che il mercato del tempo libero presenta come indispensabili. Le macchine aiutano l'uomo ad essere felice, ma non sono l'uinico veicolo della felicità. Entrare nella logica del perfezionismo significa accettare l'etica del libero scambio: può darsi che sia più bello un teatro fatto di costumi e scenografie, ma il suo valore educativo è intatto anche se ci sono solo gli attori. Forse la musica trasmessa da un giradischi ad alta fedeltà è perfetta, ma non è minore la gioia procurata da un coro improvvisato fra amici.

4.7 Un'educazione al tempo libero passa anche per il recupero del valore del dissenso e dell'innovazione creativa. A scuola questo può tradursi nell'incentivazione a continue novità e scoperte: nei contenuti, nei modi di organizzare lo studio, o i rapporti scolastici. Premiare la creatività invece del conformismo. Rivalutare il comportamento diverso, stimolare nella sucola un dibattito di innovazione permanente. Infine occorre rivalutare l'istanza affettiva ed emotiva dei giovani, contro il razionalismo, l'efficienza, il pensiero economico applicato ad ogni azione umana. La scuola spende tanto tempo per sviluppare la razionalità almeno quanto ne spende per soffocare l'emotività. Anche questo risponde alla logica della produzione: in fabbrica non servono uomini, ma macchine raziocinanti. Quante volte si sente fare un discorso analogo per la scuola? I sentimenti, gli stati d'animo devono essere tenuti per la propria stanzetta: anche questo risponde alla logica di separazione fra pubblico e privato. Contro questo occorre ridare cittadinanza alla parte emotiva dei giovani, incentivando mezzi e momenti per lo sviluppo di questo fondamentale aspetto dell'uomo integrale.

5. In conclusione
L'educazione al tempo libero passa attraverso una modifica sostanziale delle caratteristiche della scuola tradizionale. Diminuire i momenti esecutivi aumentando quelli decisionali; sostituire le situazioni ripetitive con quelle creative ed espressive; valorizzare il comportamento critico e innovativo rispetto a quello conformista; dare al lato affettivo la stessa importanza data a quello intellettivo; passare da un modello individuale e competitivo ad uno comunitario e collaborativo. Perchè tutto questo sia realizzabile occorrono alcune considerazioni.

5.1 Anzitutto la creazione di un continuum spazio-temporale fra scuola e quartiere.
La struttura scolastica deve essere aperta ad una vasta gamma di attività al servizio della collettività, diventando luogo di formazione permanente e di cultura di tutte le componenti che non dispongono di altri servizi. Gli anziani, gli handicappati, i genitori, i lavoratori, oltre agli insegnanti, devono poter trovare nella scuola del quartiere un'offerta ed uno stimolo permanente per la propria crescita. Devono essere allargati i momenti di rapporto fra allievi e adulti, e devono essere sviluppate continue iniziative per i diversi gruppi di adulti.
In questa ottica va considerato il problema del calendario e dell'orario scolastico. Un calendario scolastico flessibile nelle varie località, ma collegato alle esigenze reali della vita produttiva e sociale della zona; ed un orario non limitato alle sole ore diurne o mattutine. Consegue da queste due osservazioni la necessità di progettare tipologie di edilizia scolastica, articolate e polifunzionali, in modo che ogni scuola diventi un centro sociale aperto per quasi tutto il giorno e durante l'estate.

5.2 La seconda condizione è la formazione permanente degli insegnanti, finalizzata agli scopi indicati prima.
Solo insegnanti formati anch'essi secondo i principi della creatività, dell'innovazione, dell'affettività e della collaborazione sono in grado di ispirarsi a questi principi nella loro opera educativa. Si tratta quindi di aiutare il corpo docente a rivedere il modello di scuola usato abitualmente, e il loro modo di intendere il rapporto con il discente. Occorre partire dalla presa di coscienza degli insegnanti circa la nacessità di ricomporre la loro personale frattura fra tempo di lavoro e tempo libero. Solo attraverso una ricomposizione del loro tempo, e quindi della loro personale integrazione, è possibile che si rendano disponibili per la educazione di altre persone integrali. Insegnanti che dingano operatori di cultura, al servizio della comunità, possono lavorare per un'educazione che si ricostruisca l'unità naturale fra tempo libero e tempo di lavoro degli uomini.

6. Nota bibliografica
Accingersi a mettere insieme una bibliografia sul "tempo libero" è impresa più ardua di quanto possa sembrare a prima vista. Le difficoltà non consistono tanto nella fase di ricerca bibliotecaria, quanto nella definizione del campo. Dire con sicurezza quali testi riguardino da vicino questa voce e quali no, è praticamente impossibile. D'altra parte è abbastanza evidente: se per "tempo libero" intendiamo la porzione di tempo che l'uomo non dedica all'attività roduttiva, allora più dei due terzi della vita possono essere raggruppati in questa voce. E' vero che, oltre allo spazio lavorativo, non può classificarsi "tempo libero" tutta l'attività fisiologica e quella legata ai doveri politici e familiari. Ma, malgrado ciò, la porzione di "cultura" identificabile col termine "tempo libero" è sempre smisurata.
A rendere ancora più difficile il compito, c'è la maturata consapevolezza che i "problemi del "tempo libero" sono inscindibili da quelli del lavoro o della società, in senso più lato. Settori interi della produzione culturale come l'ecologia, l'urbanistica, la sanità, l'informazione, il turismo, ecc. sono ormai orientati ad una analisi globale in sui la separazione fra i temi del lavoro, della società e del "tempo libero" è impossibile.
I libri vengono scritti per rispondere a dei problemi e questi non sono certo settorializzabili. I rischi possibili a questo punto sono di due tipi: offrire una bibliografia estensiva che però deve comprendere quasi metà dell'universo librario; oppure restringere il campo fino a segnalare manuali strettamente tecnici. Per dettagliare meglio possiamo tentare una clasificazione dei vari settori del "tempo libero".
Un primo settore è quello della cultura e dello spettacolo: i due termini sono assimilati per la difficoltà di trovare una linea di demarcazione. Possiamo farvi rientrare tutte le manifestazioni artistiche nel senso lato della parola: letteratura, arti figurate, musica, teatro, cinema con le innumerevoli suddivisioni.
Un secondo settore è quelo della formazione. Fino ai quattordici anni circa, la formazione coincide con la scuola e, in teoria, non dovrebbe esserci alcuna separazione fra istruzione e "tempo libero". Negli anni successivi, il discorso si sposta nel campo della formazione permanente: università popolari, biblioteche, musei, seminari e dibattiti, corsi di preparazione agli hobbies, ecc.
Un terzo settore è quello del turismo. In esso si comprende le vacanze e i viaggi di studio, le escursioni settimanali e i soggiorni termali di affari. In questo settore rientrano tutti gli aspetti del folklore (arte, artigianato, musiche e danze, costumi, gastronomie), ritenuti un contenuto forndamentale del turismo.
Un quarto settore è quello sportivo. Esso si colloca fra lo spettacolo, pratica sanitaria e l'attività ricreativa, investendo una quantità di problemi teorici e tecnici.
Infine, citiamo il settore ricreativo, nel quale confluiscono le attività hobbistiche individuali, quelle di generica socializzazione e il gioco.
Per ciascuno di questi filoni, divisi artificialmente per motivi espositivi, esiste una bibliografia vastissima che richiede una serie di sottodivisioni monografiche. Le diverse categorie non riguardano solo i settori di "tempo libero", ma anche il taglio particolare di ciascun singolo testo.
Possiamo anche qui tentare una classificazione fra: libri che affrontano un singolo argomento in termini teorici e generali; altri che lo affrontano in termini storici; altri ancora che offrono analisi localizzate geograficamente; libri che si occupano dei problemi tecnici di un settore; ed altri che descrivono e analizzano le strutture (centrali e perifiche) o gli operatori. Anche questa classficazione del taglio di ciascun libro è forzata, dal momento che sono rare le demarcazioni precise. Tuttavia, può essere utile per razionalizzare un lavoro bibliografico.
Nella bibliografia che segue, mi sono limitato ai testi che affrontano in senso generale e storico il problema del "tempo libero", trascurando la grande mole dei testi anglosassoni e francesi, i libri di analisi localizzati geograficamente, e quelli che raccolgono dati quantitativi e descrivono le organizzazioni del "tempo libero".
In premessa vengono elencati, sempre in ordine cronologico, alcuni testi che offrono ampie riflessioni sulla società complessivamente intesa, utili, mi sembra ad un inquadramento delproblema del "tempo libero".
Naturalmente, questo lavoro non ha alcuna ambizione di completezza: vuole solo essere uno strumento per gli educatori che desiderano accostarsi ai temi del "tempo libero" con un approccio minimamente sistematico.
Le bibliografie riguardanti i singoli settori vengono periodicamente pubblicate in "Animazione Sociale".

Teorie generali sulla società, sul lavoro e sul tempo libero

G. Friedman, Problemi umani del macchinismo indistriale, Einaudi, Torino 1949.
T. Veblen, La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino 1951.
G. Friedman, Dove va il lavoro umano?, Comunità, Milano 1955.
D. Riesman, La folla solitaria, Il Mulino, Bologna 1956.
S. Freud, Il disagio della civiltà, Boringhieri, Bologna 1961.
E. Fromm, Psicanalisi della società contemporanea, Comunità, Milano 1964.
H. Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1968.
Y. H. Huizinga, Homo ludens, Il Saggiatore, Milano 1967.
T. Touraine, La Societò post-indistriale, Il MUlino, Bologna 1970.
K. Manheim, Libertà, potere e pianificazione democratica, A. Armando-Einaudi, Torino 1967.
R. Blauner, Alienazione e Libertà, Angeli, Milano 1971.

Teorie generali e analisi storiche sul problema del tempo libero

C. Cottoni, Iltempo libero, Giuntine, Firenze 1950.
G. Vota, Automazione e problemi di impiego del tempo libero, CNR, Roma 1956.
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Centro Culturale S. Fedele, I problemi del tempo libero, Milano 1964.
M. L. Varvelli, Manuale del tempo libero, La Scuola Brescia 1964.
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