Gli altri interventi e I risultati finali della ricerca |
QUALCHE CALDA RIFLESSIONE (NEL CALDO CHE FA)
di Franco Serino |
Cosè lanimazione? Non chiedetecelo!
Così rispondevano gli insegnanti del Piccolo Teatro quando il
sottoscritto ed altri rivolgevano a loro la fatidica domanda sul senso
di ciò che praticavamo e che forse sarebbe diventato anche un
mestiere, unopportunità, un sogno.In
quelle vecchie sale così intense e suggestive della scuola darte
drammatica si percepiva nellaria che tutto ciò che sperimentavamo,
agivamo, rappresentava un momento importante. La comunicazione e le
relazioni si dilatavano, si scomponevano: un caleidoscopio di sensazioni,
un tempo senza tempo, in un luogo senza indirizzo. Si distillava nei
momenti più veri lessenza, la pozione magica che poi forse
avremmo utilizzato per avventurarci nei sentieri delleffimero
o del concreto con bambini e adulti, chissà
per le strade,
nelle scuole, nei parchi, ovunque. Ci sentivamo detentori di elementi
segreti che potevano lasciare traccia modificando e facendo vivere esperienze
uniche. Si poneva già però anche in quegli anni (1980) la riflessione sullanimazione e sul suo senso o sulla sua morte. Nata esterna alle istituzioni, veniva piano piano inglobata da esse che se ne servivano per creare consenso o diventava per alcuni un insieme di tecniche raffinate e sterili; aveva contribuito a creare un bisogno di corporeità che poi rischiava di essere utilizzato per fini economici. (Rostagno ) Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora ed oggi nellambito sociale lanimatore è maggiormente confinato allambito anziani (e pensare che cera il pensiero, direbbe Gaber; e pensare che dovevano essere i bambini. penso io). Dalla sana sovversione si è gradualmente passati alla insana omologazione. Tutto viene fatto rientrare in schemi e spesso chi li applica è già schematizzato in partenza. Siamo dentro le istituzioni, a volte più determinanti, altre volte secondari, altre ancora esecutori dei bisogni dellorganizzazione e se è contenta lorganizzazione .!!! Può andare nel peggior dei modi (accaduto veramente): da animatrici costrette a realizzare centinaia di fiori di carta (ufficialmente creati dagli anziani) per la visita imminente dellassessore, alle piccole bugie per compiacere la clientela affermando che il bel disegno realizzato è stato realizzato dalla signora nostra ospite (disegno realizzato dalloperatore su disposizione capo sala che vuole smussare problematiche con i parenti della stessa). Dopo 32 anni passati svolgendo questo mestiere nelle più svariate situazioni e in contesti molto diversi, quando vedo anche situazioni simili a quelle sopra menzionate inizio a sentirmi in dovere di pormi qualche domanda. E poi nel nostro ambito il ripensarsi non dovrebbe essere considerato un lusso o peggio ancora un corso di aggiornamento. Ma essere permanentemente nelle condizioni di condividere in maniera anche profonda il nostro essere con gli altri avendo il coraggio anche di rompere degli schemi sia interni che esterni che possano liberare nuove energie è possano ridare un maggior senso di autenticità rispetto a quello che svolgiamo. Ecco per me il punto. La verità! Lessenza che comunica! La comunicazione nelle sue varie sfaccettature che vibra e rende i suoi protagonisti tonicamente in contatto ed estremamente aperti. Dal mio punto di vista bisogna recuperare il senso primario dellanimazione e poi cercare di tradurlo nelle azioni e situazioni quotidiane nelle quali siamo presenti. Non è facile! Perché le azioni tossiche a cui siamo sottoposti sono innumerevoli. Chi lavora con gli anziani sa della miriade di fogli, firme, crocette, rendiconti, verbalini, etc. etc. che vedono lanimatore trasformarsi in un burocrate sempre più anatomicamente adattato alla scrivania ed al computer (Significativo che lanimatore rientri nella categoria di rischio professionale in rapporto al computer in quanto è previsto che passi davanti ad esso tanto tempo). Quando venne definito il rapporto numerico animatore utente anziano (1/100) nessuno si sarebbe immaginato che nel corso degli anni saremmo stati sottoposti ad un bombardamento di codici, di cavilli, e rendicontazioni di questa portata. Bisogna assolutamente rimettere in discussione questo rapporto animatore/utente per ritornare ad un nuovo umanesimo dellanimazione. Nelle condizioni attuali per non far ricadere eccessivamente i danni di ciò sugli anziani si continua a perseverare in un continuo inganno dove mandante ed esecutore sono le due facce della stessa medaglia che comunque vada deve brillare deve ingannare dicendo che la realtà è perfetta ma dove tutti vanno avanti con tacita complicità verso il nulla o la ripetizione, la stereotipia. La burocrazia, le attività a volte considerate più nella quantità che nella qualità limplicita richiesta dellorganizzazione legata al fare e allapparenza svuotano ed erodono nelle fondamenta il significato del tutto che si appiattisce scomparendo sullattività stessa. Lattività, il fare, rischiano di diventare il nuovo significato dellanimazione. E qui mi calo nella nostra organizzazione. Il Trivulzio pur con le sue magagne è un importante polo geriatrico. Lo stanziamento economico per lanimazione dato sino adesso non è nelle condizioni generali irrilevante. Possibile che non può partire da noi un qualcosa che faccia da raccordo anche con altre realtà simili per riflettere tutti insieme il senso del nostro agire magari stendere un manifesto aggiornato del nostro mestiere? E prima ancora visto che nelle fondamenta dellanimazione vi è il lavoro di gruppo, lo scambio, possibile che noi animatori dello stesso ente non riflettiamo e cerchiamo di definirci maggiormente rispetto al nostro intervento allinterno del Trivulzio? Io per anni (li cercherò con calma) ho proposto in passato progetti (senza costi aggiuntivi) che potevano diventare condivisi nelle nostre diverse strutture. (Dalla fiaba, a memorie, altro che non mi ricordo). Nessuno mi ha mai detto nulla nè si nè no nè forse. Nulla. Sviluppare dei temi (ognuno con le sue specificità) poteva facilitare lo scambio con un maggior senso piuttosto che su (faccio un esempio) come fai tu la tombola? Se non cè un progetto (che è anche unavventura con i suoi rischi ma anche con lemozione) lanimazione diventa patologica e si chiude in se stessa. Con questo non voglio dire di non fare attività (la prendo sempre come esempio) come la tombola ma bisogna contemporaneamente aprire nuove strade che ci riconducano su un percorso che potrà essere meno comprensibile per i superficiali, i capetti, e i burocrati, ma che porti luce e metta in luce le persone di cui ci occupiamo tutti i giorni. W Lanimazione! Lanimazione risorgerà! |