INDICE GENERALE LOISIR Indice LOISIR numero 18
Le metamorfosi di Grazia Pradella

"Canto storie di forme che si mutano in corpi nuovi" così si apre uno dei poemi più singolari della storia letteraria, le Metamorfosi scritte da Ovidio negli anni immediatamente precedenti all'avvento dell'era cristiana.

Le Metamorfosi si leggono innanzitutto come una bellissima raccolta di fiabe, novelle fantastiche che presentano al lettore la fondazione dell'universo, degli uomini e della natura attraverso una serie infinita di trasformazioni, 250 miti e più che disegnano con fantasia inesauribile tutti gli atteggiamenti dell'animo umano.

La popolarità millenaria dell'opera e la vasta eco del poema attraverso i secoli – di cui si scorgono evidenti tracce nelle composizioni degli scrittori successivi, da Dante fino a Montale – si devono principalmente al talento visionario di Ovidio, ad una sensibilità acuta e profonda capace di trascorrere l'intero spettro delle vicende e delle passioni umane innescando un gioco di variazioni infinite…

Le Metamorfosi raccontano la storia del mondo, dal caos primigenio all'apoteosi di Cesare mediante un susseguirsi di miti e leggende che hanno al loro centro la trasformazione di un essere vivente in cosa diversa da ciò che era.

Questi cyber dell'antichità si trasformano incessantemente in qualcosa di più complesso trascinando con sé il mutamento del mondo, quali variabili infinite di un immaginario di cui non si possono tracciare confini.

L'apparente linearità del progetto artistico viene continuamente contraddetta dalla visione dinamica dell'essere attraverso una complessità di forme che appaiono, scompaiono e ritornano nuovamente.

Nello stesso tempo l'asse cronologico dichiarato dal poeta è disturbato da anticipi e regressioni che creano una prospettiva illusionistica capace di unificare a distanza ciò che nell'immediato risulta autonomo, la fotografia dell'istante apparentemente sconnessa e scissa dal divenire incessante.

Il mutare delle forme, nel poema si realizza attraverso una tensione costante tra mutamenti e persistenze che apre ad una storia umana ibrida per definizione in quanto forma mitica e come tale riconoscibile in una costante legge di mutamento.

Il cammino di un popolo si configura come autorappresentazione del sé collettivo.

Ovidio definì più volte se stesso magister lusus, maestro di "illusioni", conduttore di giochi sempre nuovi e coerentemente scelse di porre al centro della sua opera la capacità di sorprendersi e di sorprendere come fonte prima dei processi di conoscenza; l'indagine su tutto ciò che può formare il quadro del meraviglioso, il mostruoso declinato in infinite forme, la magia delle atmosfere instabili si riassumono in un itinerario circolare capace di costruire e decostruire i miti della storia del mondo tra forme e corpi in movimento conferendo al poema l'apparenza mutevole di un carmen perpetuum, un poema che non ha principio e non ha fine…

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