INDICE GENERALE LOISIR Indice LOISIR numero 18
Universi alternativi
Viaggio a più dimensioni tra scienza e fantascienza ( di Gianbattista Treccani)

Quante volte in una notte stellata avete rivolto lo sguardo al cielo e vi siete chiesti se nell'immensità dell'universo esistono altri mondi come il nostro? Esiste un altro pianeta abitato? E che sembianze potranno avere questi "abitanti"? Ma vi siete mai chiesti, invece, se l'esistenza che state vivendo sia l'unica possibile? Non potrebbero esserci due, dieci, cento, infiniti voi stessi che stanno conducendo la loro esistenza parallela alla vostra? Noi siamo abituati a pensare che la nostra vita scorra nel tempo lungo una linea retta: passato, presente, futuro; risulterebbe difficile supporre un asse del tempo ortogonale dove i cambiamenti si verificherebbero a latere rispetto alla realtà, ma perché non potrebbe accadere proprio questo? Idee come questa vengono generalmente racchiuse intorno a quello che solitamente viene chiamato "tema dell'universo alternativo", tema caro a molti scrittori di fantascienza. Ma anche la scienza si è occupata di questo argomento attraverso la meccanica quantistica arrivando all'enunciazione di una vera e propria teoria degli universi paralleli che si presenta come conseguenza del principio di indeterminazione di Heisenberg. Quest'ultimo durante il famoso esperimento che doveva portare alla determinazione della velocità di un elettrone si accorse che ciò non era possibile senza modificarne la posizione. L'osservatore disturba quindi l'esperimento. Non si tratta di una nostra incapacità a misurare ma la particella viene considerata come qualcosa che non possiede simultaneamente una quantità di moto e una posizione definite, come qualcosa di intrinsecamente determinate. Prima dell'osservazione è come se la particella vivesse in molti stati possibili. Secondo Everett (il principale teorico dell'"interpretazione a più mondi"), una volta effettuata l'osservazione e gettata una particella in uno stato particolare, gli altri stati possibili scartati continuano ad esistere. Quindi il nostro mondo intero o sarebbe meglio dire tutto il nostro universo, è in continua suddivisione in infiniti altri universi. La scienza però non condivide l'idea fantascientifica delle "porte dimensionali" capaci di mettere in comunicazione i mondi poiché il processo di replicazione dell'universo è del tutto inosservabile. La scienza ha poi prodotto altre ipotesi come "il principio antropico" (idea tra l'altro utilizzata come tema principale nel romanzo La fine dell'eternità di Asimov) o come conseguenti alla teoria della relatività, ma risultano essere troppo complicati per essere spiegati in poche righe. Tutto ciò porta indubbiamente ad una visione più complessa della realtà. Ritornando alla fantascienza è chiaro che la nozione di universo parallelo sia l'idea portante di ogni romanzo in quanto questo genere letterario non fa altro che descrivere mondi alternativi e protagonisti che viaggiano da un mondo all'altro. Ma se, come dicevo all'inizio, il tempo scorresse in maniera soggettiva potrebbe derivare dal fatto che possano esistere tanti mondi sovrapposti. Alcune persone potrebbero vivere in alcuni mondi e altre persone in altri, cosicché le nostre impressioni non sarebbero soggettive ma deriverebbero dal fatto che noi viviamo in mondi oggettivamente diversi. Ma come accorgerci di questo? Avete mai sentito la testimonianza di persone che dicono di aver vissuto altre vite? Non potrebbero aver vissuto per alcuni istanti in un mondo diverso da quello abituale? Non vi è mai capitato di accingervi a fare una cosa e avere la sensazione di averla già fatta in passato (in questo caso allora sarebbe meglio dire in un altro presente)? Ma esageriamo un attimo: e se tutto ciò che vediamo o percepiamo non fosse reale ma un incredibile sogno, e i nostri ricordi trapiantati da qualche razza aliena per i suoi oscuri esperimenti, insomma in una domanda sola: che valore ha ciò che noi chiamiamo realtà? Il protagonista di un romanzo di Sheckley dopo aver viaggiato per i mondi resta con il dubbio che il luogo al quale è approdato sia esattamente la Terra. Alla fine rigetta l'ipotesi: "…Nulla gli parve fuori posto. La vita continuò come il solito: suo padre curava le sue mandrie di topi e sua madre continuava placidamente a deporre le uova. Non emigravano forse tutti gli anni verso sud le grandi querce giganti? Non tornavano forse ogni mese le tre lune con sempre nuovi cumuli di comete?"

Consigli per fruttuose navigazioni

Gli interrogativi sul concetto stesso di realtà sono il tormento di un grande scrittore: Philip K. Dick (1928-1982) che ha cercato attraverso tutti i suoi romanzi, di sondare il confine tra realtà e illusione. Come lui stesso ha detto le sue ipotesi o forse meglio dire i suoi deliri sono solo delle idee per romanzi. Ma in un suo saggio egli si domanda se i suoi scritti siano frutto dell'immaginazione o siano cronaca di una realtà parallela alla nostra e che forse tutti noi abbiamo vissuto, e che quindi rappresentino un tentativo di ricordarsi quanto visto. Poi aggiunge che se ciò che racconta fosse vero (visto che di solito sono angosce e incubi), egli si domanda se ha fatto bene a scriverle spingendoci a ricordarle o se era meglio che rimanessimo tutti ancorati a questa illusione che noi ostinatamente continuiamo a chiamare realtà. Letture consigliate? Tempo fuori luogo (Sellerio) e La svastica sul sole (Fanucci). Film? Blade Runner, tratto dal romanzo Cacciatori di Androidi e i più recenti Dark City e Matrix, quest'ultimo un po' superficiale ma di sicuro effetto (con alcune idee prese sempre da Philip Dick).

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