ANNO V – N.10 LUGLIO-DICEMBRE 1994

LOISIR AIATEL NOTIZIE SEMESTRALE DI INFORMAZIONE e DISCUSSIONE SULL’ANIMAZIONE E IL TEMPO LIBERO.
LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIO-CULTURALI E DEL TEMPO LIBERO A MILANO. CHE FARE?

La delibera quadro sulle privatizzazioni fu presentata nel Luglio scorso da parte dei consiglieri del P.P.I., e grazie ad una serie di congiunture "fortunate" (l’estate alle porte, la non corretta stesura della stessa, la mobilitazione degli operatori a prestazione d’opera, ecc.) la discussione fu rimandata a tempi migliori.

Oggi, 7 Novembre 1994, è presente nell’o.d.g. della seduta di Consiglio del Comune, e dopo una dura battaglia politica – 66 emendamenti e 9 ore di dibattito – è stata approvata.

Dopo questa breve premessa vorrei tentare di ragionare sugli effetti che una simile iniziativa avrà sui Centri Territoriali Sociali di Milano. Non credo che la privatizzazione tout-court sia la panacea per risolvere la situazione frammentaria che attualmente esiste; d’altro canto non credo sia corretto difendere i servizi per il tempo libero, così come essi operano. Alcuni funzionano come "corsifici", altri sono sottoutilizzati, altri ancora svolgono attività destrutturate (non meglio specificate) o che vedono la frequenza di una sola fascia di utenti (i C.T.S. dovrebbero, per loro regolamento, essere rivolti a tutti). Pochi funzionano in maniera adeguata.

Gli operatori, assunti con un contratto capestro a 24 ore settimanali e rinnovabili a semestre, vengono assegnati alle strutture con scarse informazioni circa i servizi stessi.

All’interno di questo gruppo di lavoratori a prestazione d’opera, c’è una forte componente veterocomunista, con posizioni di mero vendicazionismo sindacale. Se "bisogna scendere in piazza" per difendere l’esistente, credo che abbiamo già perso. Dico abbiamo, non solo come operatore, ma anche come cittadino che vuole dei servizi socio-culturali e del tempo libero, attrezzati, funzionali, efficienti, capaci di creare aggregazione e promuovere cultura.

Ma per avere dei servizi qualificati e qualificanti ci devono essere degli animatori capaci, professionali e competenti. Se non vogliamo "regalare" i C.T.S. (e non solo!) ai privati, dobbiamo essere in grado di progettare, pianificare, di ripensare le strategie d’intervento e di riqualificare costantemente gli animatori, attraverso supervisioni mirate, workshop, incontri.

Aggiungerei infine la non demonizzazione del privato in quanto tale: la difesa ad oltranza di alcuni spazi pubblici, onestamente poco difendibili, non solo allontano una sana e corretta competizione tra i due tipi di intervento, ma alimenta il più bieco settarismo, e il più ottuso assistenzialismo.

Se non vogliamo che i servizi vengano svenduti, non ci resta che essere propositivi, competitivi e funzionali. Se la strada che si percorrerà sarà questa, credo di poter dare il mio modestissimo contributo.

CARLO SCOVINO