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Febbraio 2004
L'Italia e il suo cavaliere (Acarus)
Il fenomeno potrebbe essere considerato consueto: chi governa ha da sempre avuto parti anche considerevoli della società a manifestare contro.
Ma c'è un elemento che lo distingue dal passato e che lo caratterizza in maniera originale.La protesta ha un unico e preciso bersaglio: il Presidente del Consiglio, il Cavaliere, il Berlusca.
Le espressioni manifeste della lotta non sono contro lo schieramento dei partiti di maggioranza, ma essenzialmente, contro il Suo leader, per quello che fa e soprattutto per quello che dice.
La piazza si muove per sbeffeggiare e demolire il Sovrano, Despota e Fascista, nel suo ruolo politico e nelle sue caratteristiche personali. Mai come in questo scorcio di storia italiana postbellica, abbiamo sentito parlare di ritorno al ventennio fascista e di violazione delle regole dello stato democratico. A causa di un sol uomo e del suo illimitato potere, prima finanziario e multimediale, oggi politico e istituzionale. Ma senza nulla togliere al ruolo istituzionale che ricopre, il potere che viene attribuito al Nostro sembra inverosimilmente sovradimensionato!
Se vogliamo spiegare i perché di un tale presunto e/o attribuito sovradimensionamento, non possiamo rimanere nelle pure giustificazioni politico/istituzionali. Perché è palese e sotto gli occhi di tutti, che nell'agone parlamentare e nell'opinione pubblica le spiegazioni tendono a travalicare l'ambito pubblico - ricchezza, conflitto di interessi, nullo pedigree politico - per riversarsi in quello personale - narcisismo, arroganza, autoritarismo -.
Se guardiamo dunque il Fenomeno da quest'ultimo punto di vista, dobbiamo usare la lente della psichica. I meccanismi sociali e politici hanno, al disotto della evidente ed esplicita - perché razionale - spiegazione "razional-funzionale" sempre motivazioni che afferiscono alla psiche individuale e alle risultanze collettive che influenza. Quell'Anima irragionevole, consapevole o meno, agli individui e alle collettività.
Questo Presidente sembra essere il risultato (perché eletto democraticamente) ma anche lo specchio delle condizioni psicologiche in cui versa l'Italiano. Egli riesce (probabilmente senza intenzione) a rappresentare un Modello per la nevrosi contemporanea, desiderato e allo stesso tempo inviso, alla stragrande maggioranza degli italiani.
Sentimenti e vissuti che, consapevolmente o meno, stanno alla base della vita "razionale" non trovano (perché rimossi soggettivamente e repressi socialmente o viceversa) espressione e rielaborazione nelle relazioni sociali della quotidianità. In famiglia, nel lavoro, nel tempo libero.
L'aggressività non si modula più in un'azione immediata nei confronti del compagno, o del capo ufficio, o del collega, ma trova tragica irruzione in violenza occasionale, inattesa, distruttiva: le troppe esistenze individuali che ne stanno pagando il caro prezzo ne sono testimonianza. E' la stessa patologica incapacità che, a livello collettivo nega la negoziazione tra Nazioni e Culture, con il conseguente stato di guerra permanente in cui viviamo.
Così come l'invidia, che se non elaborata nel tempo quotidiano, blocca il desiderio di significare il senso dell'esistenza e si trasforma in potere ostacolante nei confronti di colui che è oggetto di tale sentimento. E che ci porta a occuparci degli altri solo per "farli uguali a noi stessi" costringendo a fare (ad es. farsi curare!) solo per desiderio di controllo e omologazione.
Il Presidente, in questo senso, serve al cittadino poiché incarna l'oggetto perfetto da aggredire perché invidiato, da invidiare perché è aggressivo. Ciò è possibile perché "lontano e inafferrabile", dunque più adatto a rispondere alle incapacità di esprimere e trattare quei sentimenti nel normale tran tran quotidiano.
Self made man, con tendenze all'immortalità, senza radici ideologiche ma ricco, creatore di azienda e partito, ostentatamente "rifatto-liftato" è lo specchio dell'italiota. Cittadino che lo sbeffeggia come un bambino fa allo specchio quando la sua immagine non piace. Lo vorrebbe povero magari in esilio ad Hammamet, per un senso di giustizia che intende schiacciare al basso le diversità e le libertà. E perché, nel suo complesso, il Cavaliere restituisce quelle parti di sé che l'Italiota riconosce ma non vorrebbe vedere mai.
E forse agli Italiani (come agli Yahoos strani animali che Gulliver incontra nei suoi Viaggi), è toccata in sorte, nella storia recente come passata, linclinazione vivissima verso la sudiceria e loscenità: considerare gli escrementi come strumento magico che serve per esprimersi ed aggredire.